Parlando dei problemi ambientali e di effetto serra ci concentriamo maggiormente sull’atmosfera e mai su un altro elemento basilare: il suolo.
Se trascuriamo il benessere del suolo andremo incontro a un peggioramento dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici.
Serbatoio naturale di carbonio
Il terreno svolge un ruolo vitale: attraverso il ciclo del carbonio questo elemento viene assorbito dall’atmosfera e usato dalle piante per la fotosintesi. Il carbonio in eccesso che le piante non utilizzano passa alle radici e poi depositato in grandi quantità nel suolo dove rimane imprigionato anche migliaia di anni. I suoli diventano quindi dei veri e propri serbatoi naturali di carbonio sottratto dall’atmosfera ed incamerato sottoterra.
Carbonio sotterraneo, un equilibrio delicato
Il carbonio rimane imprigionato nel suolo solo se non viene disturbato, ad esempio, dall’erosione, dall’inaridimento o, ancora peggio, dall’azione antropica. In questi casi i “serbatoi” si rompono rilasciando nell’aria alte concentrazioni di carbonio che contribuiscono ad aggravare l’effetto serra e quindi l’inaridimento. Da luogo sicuro di stoccaggio il suolo diviene quindi pericolosa fonte di emissioni.
A marzo 2017 il Global Symposium on Soil Organic Carbon organizzato dalla FAO ha messo in luce «i colossali impatti negativi per l’ambiente e le società umane se i massicci serbatoi di carbonio intrappolato nei suoli del Pianeta venissero rilasciati».
Quando i serbatoi di carbonio si rompono
Alcuni terreni sono più adatti di altri. Ambienti anaerobici come le torbiere sono ideali, poi pascoli e prati, nonché le grandi foreste “fredde” del mondo. I suoli umidi e freddi incamerano molto più carbonio di un ambiente arido e caldo come quelli che stanno avanzano un po’ in tutto il mondo. A causa del cambiamento climatico le torbiere perdono umidità permettendo ai microrganismi di riprendere la trasformazione della materia organica con il relativo rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera. Tra le cause di rilascio di carbonio c’è anche la deforestazione di ampie zone boschive.
L’azione antropica più impattante al momento è senza dubbio l’agricoltura. Il benessere del suolo non viene minimamente garantito dalle coltivazioni intensive moderne. Il modo in cui degradiamo i terreni influisce enormemente sul rilascio del carbonio in atmosfera liberato dall’aratura profonda dei campi. «Un terzo dei suoli del pianeta sono degradati, e questo ha portato a un’enorme diminuzione dello stock di carbonio organico sequestrato e al rilascio sino a 100 miliardi di tonnellate nell’atmosfera» FAO.
Il benessere del suolo
Garantire il benessere del suolo è quindi fondamentale per evitare che l’effetto serra venga ulteriormente aggravato dal rilascio di carbonio dal terreno. La FAO propone diversi modi per impedire almeno in parte questa pericolosa fuoriuscita.
Prima di tutto è necessario ridurre la lavorazione dei terreni lasciandone ciclicamente alcuni a riposo seguendo la rotazione delle colture; altra pratica interessante è quella di lasciare sul terreno i residui agricoli: in questo modo il terreno si arricchisce di nutrienti e il carbonio tende a stabilizzarsi nel terreno. La stabilità del terreno permette anche di diminuire gli effetti distruttivi delle inondazioni.
Le emissioni di CO2 dai terreni coltivati biologicamente sono inferiori del 48/66 % rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali; il biologico si serve di concimi del tutto naturali che aiutano a ricostruire le riserve di carbonio negli strati profondi del terreno aumentandone fertilità e produttività.
Serbatoi urbani
Le emissioni nocive nelle città sono sono forse quelle più facili da risolvere ma allo stesso tempo quelle alle quali siamo meno disposti a rinunciare. Ci sono alcune pratiche per imprigionare il carbonio nel suolo come quella dei terreni permeabili. La cementificazione non permette ovviamente che avvenga il ciclo del carbonio e crea inoltre le pericolose isole di calore.
Progettare una città ricca di terreni permeabili significa anche avere città con un sottosuolo ricco di umidità e acqua. Nei periodi torridi essi contribuiscono a raffreddare la superficie impedendo i processi chimici di formazione dei pericolosi gas serra mitigando al contempo la temperatura percepita.
Un punto di partenza per la lotta all’effetto serra
Per arginare il fenomeno dell’emissione di carbonio dalla terra e anzi far sì che il terreno ne immagazzini sempre di più, bisogna garantire il benessere del suolo: ripristinare alcuni ecosistemi come torbiere e foreste, arginare la desertificazione, convertire parte dei terreni agricoli in pascoli e prati, coltivare biologico rispettando il riposo ciclico dei campi e creare isole verdi in città.
Lo calpestiamo e spesso non gli diamo abbastanza attenzioni, ma un suolo sano può migliorare la nostra salute e può divenire un alleato fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.